mercoledì, maggio 13, 2009

grattacieli sui binari ?

La trasformazione delle aree ferroviarie dismesse e in dismissione e il potenziamento del sistema ferroviario milanese.

http://www.comune.milano.it/dseserver/WebCity/documenti.nsf/0/1d0ae9d34f7df11dc125755800525780?OpenDocument

Lunedì 18 maggio alle ore 18 presso la sala PUNTO-EXPO al mezzanino del Passante Ferroviario Stazione FS Milano-Garibaldi si terrà il FORUM PUBBLICO per la Valutazione Ambientale Strategica dell'Accordo di Programma in variante al Piano Regolatore Generale per le aree ferroviarie dismesse e in dismissione di Milano.

Si tratta della procedura pubblica e partecipativa che dovrebbe coinvolgere i cittadini sul destino di circa 1,5 milioni di metri quadrati di aree situate in zone centrali e strategiche di Milano.

Finora il Comune ha deciso di tenere le cose sotto silenzio, perchè nessuno disturbasse i manovratori. Ma forse è il momento di rompere questa cappa e di mobilitarsi per capire cosa succederà, quali saranno le contropartite per la città di una gigantesca operazione immobiliare che non può e non deve essere l'ennesima speculazione finanziaria/cementificatrice sul territorio di Milano.

venerdì, maggio 08, 2009

ospedali che si spostano

6 maggio 2009
Delibera N/243 - Ratifica, ai sensi e per gli effetti dell’art. 34 del Decreto Legislativo 18.8.2000 N. 267 e dell’art. 6 della L.R. 14.3.2003, n. 2, dell’adesione del Sindaco all’accordo di programma di promozione regionale finalizzato alla localizzazione della nuova Citta’ della Salute, della ricerca e della didattica, concernente la realizzazione del nuovo Istituto Nazionale Neurologico ”Carlo Besta” e del nuovo Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano, nell’area compresa tra l’Azienda Ospedaliera Sacco, l’autostrada Milano-Venezia e il confine del comune di Novate Milanese, comportante variante al P.R.G. vigente.
omissis
Il Presidente Palmeri dà la parola al consigliere Baruffi.
Il consigliere Baruffi così interviene:
“La ringrazio, Presidente. Io devo dire che il collega Landonio ha già espresso bene alcuni aspetti di forte perplessità su questa delibera. Voglio tornare sul punto iniziale, su cui aveva posto la questione pregiudiziale, perché l’Assessore ha dato una risposta, come dire, strettamente burocratica, dicendo che andiamo a vedere una delibera che tocca di là la destinazione urbanistica… Detto da uno che ogni volta che parla di questa città dice che bisogna parlare in termini di visione, che bisogna togliere i vincoli, che bisogna ragionare complessivamente, mi pare di vedere dottor Jekyll e Mister Hyde all’opera. Io so che l’Assessore non pensa burocraticamente alla città ed alla destinazione urbanistica, ha un pensiero che io spesso non condivido, perché lo trovo, come dire, eccessivamente lanciato verso lo sviluppo in termini di cementificazione, ma capisco che esiste…”.
Il Presidente Palmeri così interviene:
“Consigliere Baruffi, scusi, qualcuno può rispondere al telefono?”.
Il consigliere Baruffi così interviene:
“C’è un telefono che squilla. Come si dice sui treni: siete pregati di abbassare la suoneria per non dare disturbo agli altri viaggiatori”.
Il Presidente Palmeri così interviene:
“Grazie. Proseguiamo il viaggio, consigliere Baruffi. Prego”.
Il consigliere Baruffi così interviene:
“No, ma… insomma, io voglio dire questo, adesso. L’assessore ha dato prima una risposta, ripeto, che non mi convince nei contenuti, sugli aspetti… che io volevo sollevare chiedendo quell’informazione che gli uffici hanno, e che solo la pigrizia degli uffici, nel non rispondere a Consiglieri che non sono considerati degni della loro attenzione, fa sì che oggi non ci sia qua quell’informazione scritta. Perché quando un Consigliere chiede, in Commissione, una settimana o dieci giorni fa, quand’era, di conoscere chi sono i proprietari delle aree sulle quali insistono oggi le attività a Città Studi del Besta e dell’Istituto dei Tumori, ed in Commissione gli si risponde: mi pare che siano di proprietà delle Fondazioni. Va bene, caro funzionario del Comune di Milano, se ti pare verificalo e dimmelo con certezza, ed io sono contento e felice e tu hai fatto bene il tuo dovere di funzionari, di tutti, e non solo di una parte. Questa cosa purtroppo non è successa, nonostante ieri in Commissione io abbia reiterato al Presidente della Commissione questa richiesta, e nonostante, come dire, l’approccio, tra virgolette, burocratico, dato in quella risposta dall’Assessore, possa far pensare che non vi sia nesso fra le due questioni. Ma il nesso c’è, perché se noi stiamo ragionamento di uno spostamento della gran parte delle attività di due poli sanitari di primaria importanza, quale il Besta e l’Istituto dei Tumori, non è che possiamo far finta di essere Biancaneve o Alice nel Paese delle Meraviglie e non chiederci cosa succederà poi su quelle aree di Città Studi che, di fatto, in gran parte si libereranno, e Landonio prima lo diceva chiaramente, esiste un piano economico finanziario per cui quest’operazione regge se su quelle aree si sviluppa un’operazione di carattere urbanistico immobiliare tale per cui ci siano delle disponibilità di denaro che consentano la realizzazione dei nuovi poli sanitari nell’area del Sacco. Allora non è che non esiste collegamento fra le due questioni. Esiste, è evidente, e su questo sarebbe bene che quest’Aula dibattesse avendo tutti gli elementi di conoscenza necessari a disposizione. Poi è chiaro che la nostra è una variante urbanistica che riguarda il Sacco e non stiamo discutendo oggi della variante che riguarderà, fra qualche anno, le aree di Città Studi, dove forse qualcuno andrà a costruire nuovi edifici al posto degli ospedali, questo non lo sappiamo ancora, né, come dire, è auspicabile che quella sia la direzione che verrà presa. Io credo che sia auspicabile che rimanga una vocazione di carattere pubblico molto forte, su quelle aree, che, così com’è scritto nell’accordo di programma, vegano mantenuti dei presidi sanitari non di facciata, perché nell’accordo di programma si dice che: rimarranno dei presidi sanitari. Ovviamente non li si quantifica, non li si descrive, non si capisce se rimarrà un ambulatorio o rimarranno in piedi 100 posti letto, non si capisce cosa succederà. Allora ammettiamo che, com’è probabile, quelle aree in gran parte si liberino e quindi vi siano delle aree di proprietà pubblica, perché stando all’ipotesi formulata in Commissione Urbanista, cioè che i proprietari di quelle aree – ipotesi formulata e non verificata, perché appunto gli uffici non sono riusciti a farlo in una settimana - ma ammettiamo che quell’ipotesi sia vera, e cioè che la proprietà di quelle aree sia delle Fondazioni, Besta ed Istituto dei Tumori, siamo ancora nel campo delle proprietà pubbliche, rispetto alle quali il Comune di Milano può esercitare un ruolo forte, di pressione, perché vi siano funzioni pubbliche che vanno ad insistere o andranno ad insistere, in futuro, su quelle aree. Ed allora il ragionamento è: capire quali funzioni pubbliche. Può essere utile una funzione pubblica sanitaria che venga mantenuta, una funzione di ricerca. Io ricordo ai colleghi che magari conoscono meno Città Studi, che l’Istituto dei Tumori ha aperto, in questi giorni, un nuovo polo di ricerca nell’area della ex fabbrica della Siemens, che si trova fra via Ajaccio e via Amadeo, e lì si è aperto un nuovo polo di ricerca dell’Istituto dei Tumori, proprio… credo che i lavori siano finiti in queste settimane. Allora noi abbiamo il dovere, come Consiglio Comunale, di ragionare in termini complessivi sulla città, anche quando ci viene presentata una delibera che ne riguarda un solo pezzetto. Che nell’area del Sacco si decida di fare una Città della Salute, se questa riceve il finanziamento necessario e sufficiente per realizzarsi attraverso i fondi del Ministero, della Regione e attraverso fondi che verranno recuperati, non si capisce bene come, dai privati, questo può anche avere una sua ragionevolezza qualora però quell’area venga dotata delle infrastrutture necessarie dal punto di vista dell’accessibilità, qualora non si risolva in un budello di strade e non costringa malati e parenti dei malati ad andare per forza in automobile in ospedale. Cioè non ripetiamo l’errore già fatto, per esempio, con l’ospedale San Paolo, che dista un chilometro dalla metropolitana di Famagosta, ma quando si è deciso di allungare la metropolitana 2, da Famagosta, si è deciso di svilupparla verso Assago, con tutti i ritardi sappiamo sono in corso, e non di portarla verso il San Paolo. Facciamo invece come, caso strano, si è fatto… è stato fatto al San Raffaele, dove un intervento di carattere privato, in parte, e con la collaborazione del pubblico, per l’altra parte, ha determinato la possibilità di collegamento di quel polo ospedaliero attraverso una navetta di metropolitana leggera, che collega con la stazione di Cascina Gobba, che rende l’accesso umano, per malati e parenti dei malati, oltre che per i lavoratori che vanno lì a lavorare. Quindi cerchiamo di fare le cose con la testa, di far sì che la Città della Salute non sia un luogo raggiungibile solo dalle automobili private, di far sì che vi siano davvero tutti gli strumenti economico finanziari necessari perché quel polo funzioni, ma anche di far sì che a Città Studi rimanga un presidio pubblico, non solo di carattere sanitario ma di vocazione pubblica di quelle aree, e quindi - e chiudo - io presenterò un Ordine del Giorno, che già alcuni colleghi hanno condiviso, e spero che lo condividano in tanti, incluso l’Assessore, con il quale ho già parlato di questa questione, perché nei destini futuri di quelle aree di Città Studi la vocazione pubblica rimanga centrale e accanto a quella sanitaria vi sia possibilità di intervenire anche con residenze convenzionate per studenti, perché a Città Studi questo è un tema ovviamente molto sentito, e perché oggi, in assenza di operazioni forti di parte pubblica, stanno per svilupparsi operazioni forti di parte privata, che vedono la realizzazione o l’ipotesi di realizzazione di un grattacielo di 16 piani in un quartiere assolutamente dimensionato in maniera diversa dal punto di vista architettonico ed urbanistico, con ipotesi di convenzionato di solo il 10% dei circa 600 posti letto che sono previsti in quella nuova edificazione, quindi giustificando l’interesse pubblico con una convenzione per 60 posti letto, si va a realizzare un edificio di 16 piani per 600 persone, di cui 540 pagheranno i prezzi di mercato e non i prezzi convenzionati. Allora questo è quello che accade nella nostra città, l’Assessore lo sa benissimo, a volte accadono case negative, perché ci sono troppi vincoli, a volte accadono cose negative per l’armonico sviluppo della città, perché in realtà non si vuole intervenire con una chiara indicazione forte di mano pubblica. Io auspico che in questo caso, anche magari attraverso quell’Ordine del Giorno il Comune di Milano voglia dare un’indicazione differente e voglia mettere al centro, davvero, l’interesse pubblico e la salvaguardia degli spazi pubblici esistenti nelle zone di Città Studi”.